Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/305

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sdegno de’ medesimi oltraggiati, tanto piú quando s’imbatte che quegli abbiano un tantin di cuore in corpo ed un pochetto d’ingegno in capo. Viva Ella e lasci vivergli altri. Goda Ella della sua gloria e lasci ancora goder me della mia, benché picciola. Della qual nondimeno io mi contento pienamente, essendo consapevole a me stesso che non me n’ho mendicato la piú parte con segreti ordigni d’amici e di stampadori e di librari, ma ch’essa m’è stata tutta partorita dalle sole mie fatiche e dai soli studi miei : onde non ho da temer che col tempo mi s’abbia da diminuire, secondo che anderanno morendo i fautori interessati; ma piú tosto ho da sperar che mi s’abbia da accrescere, non sedendo essa a guisa di statova pubblica sopra zoccolo alcuno né sopra alcun piedestallo che la faccia parer maggior che non è, ma fondandosi totalmente sopra se medesima.

Non rinovi V. S. la difficile impresa della serpe d’ Esopo, che volse roder la lima. Non la pigli con chi ha qualche prattica nelle lettere e qualche talento nello scrivere; ché certo non le può tornar conto, se vuole esaminar senza passione il capitai delle proprie forze. Imperocché questa volta V. S. non avrebbe da far con Giovan Battista Vitali né con Tomaso Costo né con Lorenzo Cattaneo né con Gaspero Murtola né con Carlo Gianfattori ( alias Ferrante Carli) né con alcun degli altri co’ quali ha fin qui impreso briga d’ ingegno e competenza di dottrina; ma avrebbe a fronte Tomaso Stigliani, tra ’l cui peso e ’l peso de’ suddetti ben sa Ella che si trova essere alcuna dramma di differenza.

Né meno lusinghi se stessa col pensare e dire: — Io farò cautamente andare attorno le mie invettive per si lungo tempo, che, quando alfine il biasimato le vederá, esse avranno giá fatta tanta impressione negli animi che non vi si potrá piú rimediare e, quasi d’una piaga invecchiata, ne sará malagevole la cura. — In ciò V. S. s’inganna grandemente, e non le verrá fatto. Specchisi un poco in quello Annibai Caro, tanto da lei stimato e tanto seguito e tanto immitato. Il quale, quantunque col potente favor de’ suoi padroni e coll’astuta industria de’ suoi partegiani, facesse gir per qualche anni attorno la sua inorpellata