Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/317

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io spesso del mio; ma all’interesse della fama non si trovò mai per me ripiego alcuno, bastante a poter chiudere del tutto tante bocche vituperose. Ben V. S. il sa. Ho io dunque fatto come fa il buon navigante, che, antivedendo dai segni dell ’aria la vicinitá della tempesta, si ritira a buon’ora in porto. Perciocché la tolleranza mia, con tutto che fusse vecchia di diciott’anni, non m’aveva in guisa domato l’animo né in guisa rintuzzati gli spiriti (i quali anch’io ho sensitivi la mia parte), ch’io non conoscessi d’avere indubitatamente a prevaricare ed a scompormi se dimoravo nel servigio alcuno altro mese. Né si può mai fare compita assuefazzione sopra questi dispiacceri che sono contra la libera natura dell’uomo. E tale era questo ch’io ricevevo ogni di costi. Sarò però intutt’imodi eterno servidore di S. A. serenissima, se non di corpo, d’animo; e come tale predicherò sempre colla voce, al mio solito, e colla penna le reali qualitá sue, non essendo per me picciolo guadagno l’onore dell’essere io stato tanto tempo suo gentiluomo e ben visto e favorito sopra ogni merito. Né altro accadendomi, bacio a V. S. le mani.

Di Roma, 4 di m[arzo (?) 1620].

XLVII

Al signor N., a Castel Gandolfo


Prega l’amico che gli ottenga dal papa una nuova pensione, di cui sia facile l’esazione, in cambio di quella di 40 ducati, concessagli due anni innanzi, per l’esazione della quale è costretto a ricorrere continuamente a vie giudiziarie.

Di Roma, [1620].

XLVIII

Al signor Pier Giorgio Lampognani, a Parma


Lo rimprovera di avergli scritta una vuota lettera di complimenti, invece di dargli le informazioni che gli bisognavano.

Ho veduto nella lettera di V. S. del 27 di marzo quanto Ella mi risponde intorno alla personale informazione ch’io le domandai del signor Davitte Plimarse ch’abita costi in Parma,