Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/48

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tutto mi preme la spedizione, perché ho necessitá d’avergli prestissimo; e se voi volete, si averanno senz’altro quanto prima, poiché non si hanno a trovar nuove invenzioni, essendo giá fatte. Caro Scoto, diventa una pitima cordiale continua per me e mettigli uno spontone a’ fianchi, facendovi subito subito por la mano; ché se credete di farmi languire con le lunghe dilazioni, non occorre abbracciar l’impresa, perché certo non posso aspettare. Starò aspettando con la risposta di questa l’aviso che sieno incominciati e forse a buon termine, ed insieme quando e come ho da mandare il danaro e che summa.

Adio, adio: ti raccomando questa cosa quanto piú so e posso.

Di Roma [principi del 1624].

CCXXII 1 Al medesimo

Gode di essere nella buona grazia del duca di Savoia

e del principe Tommaso, e discorre della Strage degli innocenti .

Vi rendo infinite grazie della diligenza usata intorno al mio negozio. Ratificate l’obligo mio al signor di Cercenasco, pregandolo a tenermi vivo nella memoria sua e nella buona grazia di S. A. Il serenissimo duca ha scritta una lettera al signor conte Ludovico d’Aglié, dove si dichiara apertamente non aver contra di me pur un’ombra di disgusto, anzi parla in essa onorevolmente di me. E tanto mi basta.

La Strage dei fanciulli innocenti dorme, perché, avendo io giá qualche intenzione di dedicarla al papa, son tuttavia in dubbio e non so quel che mi farò. Basta, ho fretta e non si può scrivere ogni cosa.

Ringraziate umilissimamente il serenissimo signor prencipe Tomaso da mia parte, e ditegli che presto gli darò qualche saggio dell’obligo che gli professo. Ma ricordategli che quando io mi partii da Chiamberi, mi fece dire dal signor Viglioni che mi voleva metter nel rollo de’ suoi servitori attuali con le prerogative del