Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/82

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spassionato. Ma, per dirla, quel destino il quale perseguitò la vita del povero Adone continua ad assassinargli con la vita l’onore, né stimo cosa in tutto convenevole che l’ infelice, giá morsicato da un porco salvatico, ora venga stroppiato da porci domestici. Pure mi consolo che non tanto l’altrui maledicenza cercherá calunniosamente d ’attaccarlo nella fama e di ripigliar quel disgraziato giovenetto, quanto l’altrui amorevole giustizia considererá la sua innocenza. Se ’l libro merita il fuoco, che s’abbruci e si condanni all’oblivione, perché io stimerò piú tosto di soggiacere agli ordini de’ superiori che riguardano con occhio sincero l’altrui fatighe, che d ’acquistarmi qualsivoglia applauso da quelle poesie che potrebbon partorire scandalo. Mi conservi per fine la sua grazia e mi voglia bene, com’io fo col vivo affetto dell’animo. Io godo da alcuni giorni in qua poca salute e mi va pizzicando qualche volta il solito male di retenzione d’orina. Il nostro signor cavalier Andrea Barbazza mi scrive qualche volta ed io gli continuo la mia antica osservanza.

Di Napoli, a’ 12 di marzo 1625.

CCL

Al marchese di Villa


Lettera elogiativa preposta all’ Eruca II ia overo dell’ Amore e della Bellezza del Manso (Venezia, Deuchino, 1628).

Non senza perché l’occhiuta providenza di Dio — che, quasi emola della sovrana di lui bontá, gareggiando seco con fraternevol tenzone, si come questa comunica se medesima a tutte le cose, rendendole il piú che la loro natura comporta sommamente buone, cosi ella dal male stesso, tutto che d’alcuna bontá non capevole, trae del continovo non pensati beni, — stimo io che permettesse agli anni passati che V. S. illustrissima avesse parte avuta nella perdita de’ bagagli ch’accadde nell’esercito del catolico re, nel cui servizio Ella militava. Percioché mi fo a credere che da quella, ch’allor parve disavventura, avesse giá predeterminato dovere un cosi gran bene la nostra italica favella