Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/722

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371.Tu, che dal bel Sebeto in qua trascorso,
germoglio illustre di famosa gente,
tanto vali al maneggio, e tanto al corso,
quest’elmo accetta limpido e lucente.
Rassomiglia a vederlo un teschio d’Orso,
e le pupille ha di piropo ardente.
Le gran fauci spalanca, e son costrutti
di diamanti arrotati i denti tutti.

37 2. Xé spiaccia a te, degna progenie e chiara
di quel sangue LODato, onor degli ostri,
per cui col Tebro altero in nobil gara

fia che ’l Rheno minor contenda e giostri,
ed a cui giá con Felsina prepara
il Vaticano i piú sublimi inchiostri,
il pronto, ancor che povero tributo
prender in grado, al tuo valor devuto

373.Ecco una spoglia, che i suoi stami fini
intinti ha nel licor de le cocchiglie,
ordita a sovraposte, e di rubini
fregiata, e d’altre ancor gemme vermiglie.
Molti piccioli specchi adamantini
accrescon del lavor le meraviglie,
consparsi in lei sí chiari e lampeggianti
ch’abbarbaglian la vista a’ riguardanti.

374.L’ostro insieme e ’l cristallo accoppiar volli,
a dinotarti con duo saggi avisi
e la reai grandezza, a cui t’estolli,
e la chiara prudenza, in cui t’affisi.
Ond’avran maggior gloria i sacri colli
da te, da’ tuoi ne l’alta sede assisi,
che quando in altra etá Roma felice
fu di mille favelle Imperadrice.