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sonetti amorosi 89

xxviii

i baci non resi

     Filli, ai baci m’inviti e giá mi stendi,
perch’io la baci, l’odorata bocca,
e que’, ch’amor da le mie labbra scocca,
baci soavi volentier ti prendi.
     Ma baciata non baci, e mi contendi
quel dolce, ove nel bacio il cor si tocca;
e mentre in te di baci un nembo fiocca,
a tanti baci miei bacio non rendi.
     Temi non forse, in sul baciarla, amara
sia questa bocca? Ahi, ben baciar la puoi,
ché, da la tua, giá d’esser dolce impara.
     Almen, s’un bacio a me donar non vuoi,
ingrata amante e baciatrice avara,
rendimi i miei, ch’io piú non curo i tuoi!


xxix

accidente notturno

     L’uscio stridulo apersi, e de la soglia
fier custode latrante il piè mi morse;
vigilavan le serve, e ’ntanto sorse
chiara la luna in ciel piú che mai soglia.
     Velata Lilla mia di bianca spoglia,
le braccia al collo tacita mi porse;
ma la famiglia garrula vi corse,
ed io gelai qual gel, tremai qual foglia.
     Io non so dir se da la luce, accolta
nel doppio Sol de’ dolci lumi sui,
fu lor la vista abbarbagliata e tolta.
     Coprimmi Amor con l’ali, o forse fui
cinto da nebbia di sospir sí folta,
che ’nvisibil divenni agli occhi altrui.