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96 parte seconda

xlii

dono di pesci

     Questo cesto d’echini e questa sporta
di pesci colma, invece di saluto,
or che dal mar di Baia egli è venuto,
Ofelte, o Cromi, il pescator ti porta.
     Tu non schifar, cortese ninfa accorta,
del fido amante il povero tributo:
havvi il pesce squamoso, havvi il barbuto,
v’ha quel con coda d’angue aspra e ritorta.
     Mira fra lor quel picciolin, che mista
ha di verde la spoglia ed, ancor vivo,
sparso rosseggia di purpurea lista.
     Egli dal piú fecondo e piú lascivo
membro del re s’appella. Ah! tu fai vista,
ritrosa, non saper nome sí schivo!


xliii

al pesce spada

     O terror d’ogni rete e d’ogni nassa,
pesce guerrier, che la lucente spada
vibri per l’acque e de l’algosa strada
cerchi la parte piú riposta e bassa,
     vien’ con l’acuta punta e ’l cor mi passa,
sí ch’io trafitto in mezzo al mar ne cada,
e, col corpo insepolto, intorno vada
l’ombra, errando, di me dolente e lassa.
     Forse, qual del Gorgon sul lido moro
fu dal sangue il corallo, e qual giá tinto
da quel de’ duo fedeli il bianco moro;
     tal poscia ancor del mio vedran dipinto
l’azur de l’onde, e con pietá, s’io moro,
que’ duo begli occhi, ond’io fui prima estinto.