Pagina:Marino Poesie varie (1913).djvu/18

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6 introduzione

quanto in leggiadre rime,
ritrovator sublime,
compose giá, quando in sui primi ardori
scherzava con gli Amori.

lilla

Deh, deh, Lidio, per Dio,
porgilo a me, sol tanto
che di quel chiaro e glorioso ingegno
e di quella felice e nobil mano
i caratteri veri io miri e legga!
Giá dal gran vecchio Alcippo
gli elementi imparai de la prim’arte;
non ch’io però di penetrar mi vanti
del culto stile i magisteri occulti.
O di sacro intelletto
onorata scrittura, ecco ch’io t’apro!
Lidio, e con tua licenza anco la bacio.
Ma come, oh come io scorgo, e ’n quante parti
cancellati e confusi i dotti inchiostri!
V’ha cento cose e cento
pria scritte e poi stornate,
e in mille guise e mille
in margine talor mutati i versi.
Scorrer giá senza intoppo
le mal distinte e rotte,
con frettolosa man vergate righe,
io per me non saprei.
Tu, che piú intendi ed hai
de la famosa e peregrina penna
meglio di me l’esperienza e l’uso,
prendilo e leggi, ch’io
son d’intender pur troppo
ambiziosa e vaga
l’alto tenor de le faconde note.