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idilli mitologici 187

che superava ogni ornamento, ogn’arte.
Giacea supina, e ’l collo
curvo alquanto e cadente
ver’ l’omero sinistro, in sul guanciale
riversava la testa,
e l’eburneo canal mostrava tutto
de la leggiadra e delicata gola.
De l’abito sottile il drappo lieve
e de la prima spoglia il bianco lino
fin al bellíco era scorciato e scinto;
sí che presso ai confin del varco estremo
ed ai recessi interni
de l’ultime bellezze, ove natura
vergognosa s’asconde,
scopria del vago seno
le palpitanti e tepidette nevi.
Ma, benché sonnacchiosa,
tanto avea di riguardo,
che, mentre inutil peso
pendeale a terra da la spalla ignuda
ozioso e dimesso il braccio manco,
acciò che ’l vento ardito
non le facesse alcun lascivo oltraggio,
su la vesta dormendo
tenea la destra e le ’mpediva il volo.
Le vezzosette piante,
scalze e senza coturno,
toccando la vicina umida sponda,
si lavavan ne l’onda;
e nel margine erboso,
a cui, da l’onda istessa
intessuto di limo,
verde, rosso, ceruleo, azurro e giallo
orlava il lembo un natural ricamo,
sovente il mar con mormoranti baci
a lambirle il bel piè stendea la lingua,