a chi di morir brama
altre guise di morte?
Non credo il Ciel sí crudo,
che, s’al mio Teseo in seno
poter viver mi toglie,
senza il mio Teseo almeno
poter morir mi neghi.
Chi sará che mi vieti
che, con mortal ruina
da questa balza alpina
traboccando, io non pèra?
Ma qual altra caduta
cerco maggior di quella,
onde, levato a volo
da l’alta sua speranza,
precipita il desio?
Potrò nel mar gittarmi,
e dentro il salso umore
estinguere in un punto
e la vita e l’ardore.
Ma, s’io verso da’ lumi
e mari e fonti e fiumi,
né mi sommergo in essi,
come morir tra l’acque
esser può mai ch’io speri?
Se col focile accendo
fiamma ingorda e vorace
per distruggermi in foco,
questo mi giova poco;
ché da maggior fornace
sento ognor consumarmi,
né può cenere farmi.
Dunque, con forte laccio
stringerommi la gola,
e qui da qualche ramo
mi rimarrò pendente.