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idilli mitologici 225

gelate e parte intere e parte tronche,
di rappreso cristallo
gocciole rugiadose,
e di filato argento
lagrimette stillanti.
Quasi concava conca
il vaso de la fonte
egualmente si spande. Intorno e sotto
ha di molle smeraldo umidi i seggi,
di lubrico corallo algente il fondo;
e dal ciel de la grotta in sen riceve
pioggia di vive perle,
ond’egli cresce, e, ’n bel ruscello accolte
l’accumulate stille,
forma di sé con labirinti ondosi
mille vaghi meandri, e, mormorando,
tra’ bei margini suoi, di pietra in pietra
si torce e rompe e fuor de l’antro scorre.
     Quivi la dea, lentando
l’arco d’argento e disarmando il fianco
de l’aurata faretra,
ad un’elce l’appese;
indi il volto di foco e ’l crin fumante
tre volte e tre ne le fredd’acque immerse.
Slacciar si fe’ da le fidate ancelle
l’un e l’altro coturno, e, scinta e sciolta
la leggiadretta vesta,
i bei membri spoglionne, e, de le spoglie
sovra un letto di fior deposto il fascio,
ne’ cristallini umori
tuffossi e vòlse che ’l medesmo essempio
ciascuna parimente
de le compagne vergini seguisse.
     Or lá dove la bella
sagittaria celeste
con le vaghe compagne era a lavarsi,

G. B. Marino, Poesie varie. 15