Pagina:Marino Poesie varie (1913).djvu/263

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le pitture e le sculture 251

     Tardi il tremulo piè distende i passi,
né merlo intorno ha piú, che ben sussista,
la corona de’ denti, e rara fassi.
     Solca ruga senil la guancia trista,
infossan gli occhi e fosca nebbia involve
d’importuna caligine la vista.
     Alfin pur si distempra e si dissolve
questa fragil testura d’elementi,
e ritorna la carne in trita polve.
     Fermate il passo, o peregrin dolenti,
voi che quaggiú cercate ombra di bene,
né trovate giá mai se non tormenti;
     e conchiudete pur: che ben conviene
che ’n un mar la cui fede è tanto infida,
fra tante or liete or dolorose scene,
     l’un filosofo pianga e l’altro rida.


iii

                    Cingetemi la fronte,
               lauri, pampini e rose;
               date ad Anacreonte,
               giovinette amorose,
               versi, baci e bevande,
               penne, tazze e ghirlande.
               Lieo, Febo, Batillo:
               son ebro, ebro vacillo.
               Furor, furor divino,
               mi rapisce e disvia;
               furor di poesia
               di lascivia e di vino;
               triplicato furore:
               Bacco, Apollo ed Amore.