Pagina:Marino Poesie varie (1913).djvu/274

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262 parte quinta

xxvi

     Contro l’invitto duce
de la peripatetica bandiera
armar l’ingegno osasti,
o de la Bruzia gente onore e luce!
E se ben di sua schiera
la palma non portasti,
tanto fia che ti basti;
poiché la gloria e la vittoria vera
de l’imprese sublimi ed onorate
è l’averle tentate.


xxvii

il poeta niccolò franco

impiccato in Roma.

     Ingrato, ingrato Apollo,
ingratissime muse! altro monile
da voi sperava il mio faceto stile
di quel che vide in su l’estremo crollo
Roma cingermi il collo.
     Pompose essequie e belle
apparecchiaste a la mia morte oscura;
fu l’universo la mia sepoltura,
e del mio funeral fûr le facelle
tutte quante le stelle.
     Sudar che valse tanto,
per animar con armonia concorde
d’arguta cetra le sonore corde,
s’altra corda deveami, o coro santo,
serrar la via del canto?