Pagina:Marino Poesie varie (1913).djvu/55

Da Wikisource.

canzoni e madrigali amorosi 43

     Questa ognor mi lusinga e prega e chiama,
ma tutto indarno... — Allora
mi risponde colei ch’io stringo e suggo:
— Caro Fileno, e tu non sai se m’ama
e mi segue e m’adora
Tirinto il biondo, se io l’abborro e fuggo?
Quanti doni mi porge,
misero! e non s’accorge
ch’io per te sola... — e vuol seguir: — ... mi struggo; —
ma, mosso dal piacer che ’l cor mi tocca,
le chiudo allor la sua con la mia bocca.
     Qui risorto il desio, qual d’arco strale,
ver’ l’ultimo diletto,
sen corre a sciolto fren, carco d’ardore.
Tra noi scherzando e dibattendo l’ale,
l’ignudo pargoletto
fa traboccar d’estrema gioia il core.
Su l’arena a cadere
n’andiam: con qual piacere,
questo mi tacerò, dicalo Amore;
anzi faccial per prova altrui sentire,
ché forse anch’egli Amor nol sapria dire.
     Stanco, non sazio, alfine alzo a’ begli occhi
gli occhi tremanti, e poi
da le sue labra il fior de l’alma coglio;
e, mentre il molle sen avien ch’io tocchi,
e vo tra’ pomi suoi
scherzando e mille baci or dono or toglio,
tal, che lasso pareva,
pronto si desta e leva,
ond’io pur di morir dolce m’invoglio;
ma lá dove piú ingordo altri si sforza,
per soverchio desir manca la forza.
     Cosí mi giaccio, inutil pondo, appresso
a la mia ninfa amata,
che mi deride stupido ed insano.