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in sentimentalità ed ipocrisia: l’anima è in perenne stato di malessere. L’unilateralità opposta è l’indifferenza verso la religione che viene messa da parte ed alla fine combattuta. Questo è il risultato cui arrivano le anime superficiali. La conciliazione non può avvenire se non nel senso d’una interpretazione razionale della religione. Lo spirito è uno: la religione è opera di Dio, ma anche la filosofia. La chiesa ed i teologi possono bene, quando si dà alla loro dottrina un significato razionale, disdegnare questo aiuto della ragione o trovarlo imbarazzante: possono anche respingere con orgogliosa ironia e schernire gli sforzi della filosofia, che non sono diretti contro la religione, ma hanno piuttosto per oggetto di dare un fondamento alla sua verità. Ma questo disdegno è un disdegno stolto ed impotente. Una volta sorto il bisogno di conoscere e con esso il conflitto della filosofia e della religione, la conciliazione non può essere data che dal trionfo dell’intelligenza.

E questa opera di elevazione intellettuale non deve essere opera soltanto dell’individuo, ma anche e sopra tutto dello Stato. Con veduta profonda Hegel condanna la superficiale teoria della libera chiesa in libero Stato. L’uomo non può servire lealmente due padroni a tendenze opposte: in tal caso il cittadino non prende sul serio o il suo rapporto con lo Stato o quello con la chiesa. Lo Stato e la religione debbono compenetrarsi e vivificarsi a vicenda: come nell’individuo, così nella nazione non è possibile scindere l’anima in due parti indipendenti, l’anima politica e l’anima religiosa. Quindi non vi è mutamento di Stato e di costituzione senza fare una riforma ed è pazzia il voler separato il diritto e le leggi dalla religione solo perchè manca la capacità di discendere nelle profondità dello spirito religioso e di elevare questo spirito alla sua verità. Non giova che le leggi e l’ordinamento dello Stato siano trasformati in organizzazione giuridica razionale, se non si abbandona nella religione lo spirito della servitù. Si può comprendere perciò come Hegel respingesse ogni illusione di fortificare lo Stato per mezzo d’una religione fondata sui principii della servitù spirituale, com’è la religione cattolica. «La religione cattolica (scrive Hegel) è stata ed è ancora spesso altamente lodata come quella per cui solo viene assicurata la stabilità dei governi; ma in realtà ciò è vero solo di quei governi che si fondano sulla servitù dello spirito,