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semplice osservazione empirica: ma il fondamento sul quale affermiamo l’assoluta costanza della simultaneità non è dato empiricamente: esso è il principio aprioristico della immutabile identità della sostanza. A questo principio si potrebbe ricondurre direttamente anche quello della costanza assoluta delle successioni causali; il quale del resto può anche venir considerato come un corollario dello stesso principio di causa, in quanto se ad una causa potesse succedere indifferentemente prima l’effetto A, poi l’effetto B, noi avremmo un mutamento senza causa vale a dire una contraddizione allo stesso principio di causa. «Da che è certo a priori che nessun mutamento può avvenir senza causa, è anche certo che ogni mutamento avviene secondo una legge immutabile e senza eccezione, che lo collega con la sua causa immediata». (W., I, 540). Da questa attività superiore del conoscere procede la scienza ed infine anche la filosofia.

Sotto entrambi gli aspetti dell’essere nostro noi abbiamo quindi già dalla Natura stessa una specie di desiderio e di imitazione di quella verità soprasensibile che ha nella forma dell’identità la prima sua rivelazione immediata: e sotto entrambi gli aspetti il processo naturale trascende infine la Natura ed eleva l’uomo fino alla realtà normale. Nel dominio del sentimento e della volontà l’essere empirico comincia con l’amore della propria individualità, nella quale esso vede una realtà sostanziale. Ma poichè il soggetto umano è, come sostanza, una creazione illusoria, il sentimento non può trovare nel sè empirico uno stabile soddisfacimento: perciò sopra la vita brutale dell’appetito egoistico si leva una vita più perfetta, che si impone come ciò che deve essere, come una legge superiore della volontà, per la quale l’uomo riconquista nella coscienza del suo essere normale un più saldo fondamento alla sua personalità. Questo è il principio della vita morale e religiosa. La rappresentazione sensibile procede già da un’applicazione del principio d’identità al dato, per la quale possiamo rappresentarci un mondo di sostanze corporee ed attribuire una fittizia realtà alla nostra anima. Ma questo principio medesimo, che nella rappresentazione costituisce un mondo sostanziale, che nella scienza si sforza di sostituire all’immediata realtà un mondo di elementi assoluti, ci conduce col progresso del tempo a vedere che nulla corrisponde ad esso