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che è pieno di male e riposa su di un’illusione, resterà dunque per sempre inesplicabile (Esquiss., 43-44)».


VII. — La metafisica dello Spir si riassume e conclude così nella constatazione rassegnata dell’inesplicabile dualità della realtà normale e perfetta e della realtà empirica. Da un lato il principio a priori dell’identità, il concetto dell’incondizionato e della sostanza, che è per noi la norma logica, il criterio indeclinabile, in base al quale decidiamo della verità e della realtà, ci rinvia ad una realtà normale perfetta, della quale conosciamo soltanto i caratteri formali espressi nella norma suprema della ragione. Dall’altro, l’analisi della realtà empirica — l’io ed il mondo — ci rivela che in essa nulla corrisponde alla legge del nostro pensiero e che essa non può considerarsi come un’altra realtà sussistente accanto alla realtà normale, perchè tutto quanto essa ha di realtà è attinto alla stessa realtà normale: il mondo empirico è una specie di illusione organizzata, che può apparire come un mondo reale di esseri, solo perchè simula il suo accordo con la norma suprema. Quindi in esso si rivela una natura anormale, straniera all’essere vero, che si nega e si condanna da sè medesima: una natura che non può venir dedotta dalla realtà normale, perchè ciò che a questa contraddice non può venirne derivato. Ogni esplicazione metafisica, la quale cerchi nell’assoluto, nella realtà normale la ragione ed il principio della realtà empirica si risolve per conseguenza in una contraddizione inevitabile: la dualità dell’assoluto e dell’empirico, dell’essere normale, intelligibile e dell’essere anormale, sensibile, è inconciliabile; l’esistenza del mondo, è un incomprensibile mistero, che non ammette soluzione.

Ma l’incondizionato se non è la causa, è bene la norma della realtà empirica: il problema, teoreticamente insolubile, si risolve in un compito pratico: il medesimo atto della religione, per cui l’uomo si eleva alla coscienza chiara di questa dualità, ha il fine suo non nella posizione d’un problema insolubile, ma nella elevazione pratica dell’essere umano verso la perfezione della realtà anormale. Anche l’uomo infatti è uno degli esseri della realtà anormale: e di questo suo essere intrinseco ha coscienza nel sentimento. Ora noi abbiamo veduto che l’anomalia si traduce nel sentimento come dolore: così il dolore, che è l’espres-