Pagina:Martinetti - Saggi e discorsi, 1926.djvu/239

Da Wikisource.

— 239 —

che esso non derivava dall’impulso, che egli aveva dato all’osso, passò dalla meraviglia al terrore e corse via per nascondersi sotto un mobile ed osservare da lontano lo spettacolo, per lui inconcepibile, d’un osso diventato vivo» (1).

Come può la scolastica negare che il cane, p. es., comprenda la concatenazione causale delle cose? L’animale, dice il Lehmen, non ha la conoscenza della causa e dell’effetto, perchè non si sforza in alcun modo di cercare la causa delle sue impressioni moleste per rimuoverla. Ora questo è in alto grado inesatto: un animale, che si spulcia, cerca precisamente la causa dell’impressione molesta, etc. Ma l’animale, dice il Lehmen, non ha la conoscenza astratta della causa come tale. Questo è vero: ma l’obbiezione ha valore solo se si considera la facoltà della comprensione causale come data soltanto nella sua forma più alta ed astratta e non come un processo graduale, che comincia con collegamenti causali concreti, non riflessi. Allora però anche l’uomo volgare non sarebbe intelligente; perchè la sua conoscenza della concatenazione causale è molto rudimentale e non si eleva certamente alla concezione astratta della causa. La verità è che la facoltà della comprensione causale è una facoltà progressiva e comincia con il collegamento causale concreto, proprio anche dell’animale: la riflessione astratta nell’uomo può trasformare poi questo collegamento spontaneo e concreto in un atto logico riflessivo. Ma il fatto che l’animale non può superare certi limiti non toglie che vi sia identità ed unità di processo. Nè giova in questo caso ricorrere, per negare l’intelligenza, all’abusato concetto dell’associazione: l’associazione è un’abitudine, un meccanismo, che ha la sua origine nella spontaneità creatrice, per quanto umile essa sia: non vi è associazione senza appercezione, senza attività unificatrice.

Lo stesso dobbiamo dire della ragione. Gli animali, si dice, non hanno idee generali: oggetto delle idee generali è l’universale e solo l’uomo conosce l’universale. Invece l’animale conosce il solo particolare, quindi non ha idee, non ha ragione. An-

(1) 1

  1. Romanes, Die geistige Entwicklung im Tierreich (tr. ted.), 1885, p. 185 ss. Vedi ivi, p. 165-167, altre sue interessantissime osservazioni sullo stesso argomento.