Pagina:Martinetti - Saggi e discorsi, 1926.djvu/246

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di soli studiosi, in assenza del padrone e dei famigliari della telepatia (trasmissione incosciente dal subcosciente dell’uomo a quello del cavallo), che è esclusa dall’esperienza seguente: i cavalli hanno sommato dei numeri, che l’esperimentatore ha dato loro senza guardarli. Resta l’ipotesi dei segni incoscienti: alla quale si sono attaccati molti critici, tra cui il Pfungst in un libretto (1907), che è esaminato e confutato dal Mackenzie nel libro citato. Secondo questa ipotesi il cavallo obbedirebbe a dei segnali inconsci, che l’esperimentatore dà, alle piccole contrazioni muscolari del viso, che accompagnano ogni decisione interna. Alla stessa soluzione si riattacca lo Stumpf; e con qualche esitazione anche il Pieron, direttore del gabinetto di Psicologia della Sorbona. Ma i cavalli lavorano anche quando nessuno dei presenti può esser veduto da loro: uno di essi poi è completamente cieco. «So bene (scrive E. H. Ziegler, professore di zoologia a Stuttgart) che questo nuovo metodo incontra dubbi e diffidenze. Gli avversarii negano che le manifestazioni degli animali provengano dalla loro intelligenza e vogliono spiegarle con segni conscii o inconscii o con la trasmissione del pensiero. Io ho più volte esaminato i cavalli di Elberfeld e fatto molti esperimenti col cane di Mannheim ed altri cani addestrati a calcolare ed a leggere, anzi ho ammaestrato io stesso un cane in questo senso. Secondo il mio avviso le obbiezioni degli avversari non hanno fondamento»1.

Una decisione, in qualunque senso, sarebbe su questo punto temeraria e prematura. Siamo qui un poco come dinanzi alle manifestazioni spiritiche. I fatti sussistono: anche spogliandoli di tutte le esagerazioni e dei travestimenti fantastici, vi è un complesso di fatti, che non possiamo finora spiegare in modo sicuro. D’altra parte se la psicologia degli «animali pensanti» ha autorevoli sostenitori, essa ha contro di sè anche grandi autorità: Wundt, Stumpf, Flournoy, Semon, Forel, Jennings. L’unica conclusione ragionevole sembra per ora essere questa: non liquet; è necessario cercare ancora. Ad ogni modo però, qualunque sia l’ipotesi preferita, è indubbio che ci troviamo qui di-

  1. H. Ziegler, Tierpsychologie, 1921.