Pagina:Martinetti - Saggi e discorsi, 1926.djvu/251

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A questo punto potrà a qualcuno parere che io abbia, nel delinearne la natura, troppo avvicinato l’animale all’uomo e sia caduto così nell’errore, che si rimprovera alla psicologia animale popolare, di umanizzare troppo l’animale. Ma questo sarebbe un ingiusto rimprovero. Dire che l’animale è un essere, che ha comuni con noi la natura e il destino, non è ancora un volerne aprire a noi l’anima; essa ci apparirà anzi, dopo quanto si è detto, qualche cosa di ignoto e di misterioso assai più di prima. Del resto anche gli uomini sono esseri simili a noi e con essi ci collega un’infinità di rapporti: ma possiamo veramente dire che li conosciamo? Noi abbiamo l’illusione di conoscerli, di venire a contatto con l’anima loro: ma questo, se pure avviene, quanto raramente avviene! Anche facendo astrazione dalla dissimulazione volontaria, ciò che ci separa più profondamente dai nostri simili è l’impossibilità di penetrarli, di vivere la loro vita dal loro punto di vista: noi operiamo quasi sempre inconsciamente la trasposizione dal nostro punto di vista e così viviamo nell’illusione di conoscere chi spesso è separato da noi da un abisso. Non parlo delle impossibilità create da differenze di razza e di cultura, nè delle disparità causate da diversità d’abitudini, di vita e di educazione: ma anche la conoscenza dei più vicini e degli intimi come è superficiale! Come ci compenetriamo in realtà poco anche con coloro che amiamo! Noi ne conosciamo, come della luna, la faccia rivolta a noi e la conosciamo alla luce della nostra coscienza: il resto rimane impenetrabile: ognuno in fondo conosce soltanto ciò che vive, sè stesso. Quanto più dobbiamo dire questo degli animali, che sono così lontani da noi! Noi ce li ricostruiamo con l’aiuto di vaghe analogie, in base ad alcune regole astratte: ma in realtà possiamo così poco pretendere di conoscerli, come essi di conoscere noi. Pensiamo poi che qui intervengono anche differenze profonde nella struttura e negli elementi. La nostra coscienza è determinata nell’essere suo dagli elementi, dalle sensazioni: se avessimo altri organi di senso, il nostro mondo e il nostro io avrebbero un altro aspetto. Ora l’animale è diverso da noi anche sotto questo rispetto. Già in molti vertebrati i sensi hanno un valore diverso da quello che