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vista diminuisce, però è da sapere che come il diametro della colonna deesi dividere in sei parti eguali, così si può ancora in meno e in più parti dividere a placito dell’architetto, non disproporzionando l’apparenza d’essa colonna: e quanto in meno parti sarà diviso, tanto sarà la diminuzione maggiore, e quanto in più, tanto minore. È opinione di Vitruvio le colonne doversi diminuire in due altri modi1: il primo, diminuendo per retta linea una sesta o settima parte del diametro da capo insino a piè della colonna: e secondo, similmente per retta linea diminuendo solo i due terzi dell’altezza superiori: e a questo è più simile il primo modo per me assegnato. In altro modo ho visto le colonne antiche diminuite togliendo alla prima inferiore parte terza della colonna una duodecima parte del suo diametro da ogni banda nel principio della colonna da piedi, e successivamente uniformemente diminuendo meno, termina questa diminuzione alla estremità della detta terza parte dello stilo, e oltre a questo, diminuendo gli altri due terzi come nel secondo modo assegnato da Vitruvio è dichiarato. E così appare che di quest’ultima diminuzione risulta la colonna ovvero stilo affusolato ovvero gonfiato, che proprio vocabolo colonna pulimata si chiamò2.

Circa alla cognizione delli stili, ultimatamente è da intendere che ciascuno stilo delle prime tre specie di colonne doriche, ioniche e corintie senza diminuzione può essere in due modi ornata con voluzioni. Il primo modo è formando a vite, o circumvoluto, con diverse gole e strigie e altri ornamenti secondo l’invenzione dell’artefice. Il secondo è lasciando retta la terza parte inferiore dello stilo, e le due altre terze facendole a volute come ho detto: e ciascuno dei detti modi spessissime volte si vede essere stato dagli antichi messo in uso con le parti assegnate, e con altre concavità angolari, astragali e intavolature a guisa di scorniciati.

  1. Lib. III. cap. 2 spiega ciò, ma solo in parte.
  2. Codesta colonna pulimata (nome nuovo invero) ho dubbio che da altro non provenga che dalla parola pulvinata tolta in senso errato. Nessuno però stupisca di questa inesattezza di nomenclatura: errori simili ne ha non pochi l’Alberti, più assai il Filarete, ed il Paciolo, moltissimi Bonaccorso Ghiberti a f.° 45 della sua Opera d’architettura. Ms. Magliabechiano.