Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, I.djvu/272

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ardito di pigliare questa dura provincia (per non volere come presuntuoso vendicarmi il nome e gloria qual poco innanti dissi convenirsi a chi di simili rimedii fusse inventore) se non fusse stato il fomento e aiuto che l’Ill.mo Signor mio Federigo Duca di Urbino mi ha dato, la prudenza e sapienza incredibile del quale ogni timore e dubbio ha tolto dal pensier mio che per difficoltà della materia a me potesse sorgere. Perocchè dell’arte militare, a cui questa parte è affine, per le opere sue si debba dire senza suspizione di mendacio, essere stato sopra a tutti i capitani eccellente, che dal tempo dei Romani in quà siano stati riputati famosi1, e certamente Invitto dovria essere cognominato: perocchè Sua Signoria nel principio delle battaglie usava consiglio e massimo prudenza, dove se per disordine o difetto di alcuno suo sottoposto l’esercito fusse stato per periclitare, con ammirabile audacia la vittoria restituiva, come affermava Scipione contro Manlio Consolo imprudente all’esercito romano aspettarsi il prudente capitano: dove adunque era bisogno di audacia intrepidamente quella usava, come ne scrive Svetonio Tranquillo di Giulio Cesare2 spesse volte esso solo la inclinata acie avere restituito: dove di consiglio con ineffabili ragioni ogni esito prevedeva, come affermò Giulio Cesare ai militi suoi, essendo in Spagna contro Petreio ed Asseriano3, non meno al capitano aspettarsi col consiglio che col coltello superare l’inimico. Queste adunque gloriose parti, cioè prudenza e intrepidità, in lui sommamente rilucevano4.

  1. Qui bello pluries depugnavit, sexies signa contulit, octies hostem profligavit, omniumque prœliorum victor dictionem auxit. Così leggesi nel fregio del cortile del palazzo suo in Urbino. È giusto il dire che i militari talenti di Federigo sono, egualmente che dai numerosi istorici suoi, apprezzati da tutti gli scrittori di allora e poi. Bellissime pure queste lodi in bocca dell’artefice perchè di gratitudine a principe benefattore e già estinto.
  2. C. Iulius Cæsar, 62.
  3. Petreio ed Afranio (De bello civili, I, 72).
  4. Direi che nel tessere questo elogio, abbia Cecco avuto sott’occhio quanto prima aveva già scritto di Federigo il celebre Poggio fiorentino. Nam præter eloquentiam summam ac humanitatem, plurimas corporis animique dotes egregias a natura tributas, rei militaris scientia in illo homine principatum obtinebat, adeo ut omnibus ætatis suæ ducibus par haberetur. Nam consilium in agendo, celeritatem in conficiendo, prudentiam in iudicando quis ignorat? quæ omnia tanta in eo erant, ut aliquem ex priscis illis summis viris cunctis imperatoriis artibus instructum ea tempestate repræsentare rideretur (Hist. Florentinæ ad Federicum Urbin. Comitem lib. VIII). Simili parole scriveva nelle sue Epistole il Filelfo.