Pagina:Martini - Trattato di architettura civile e militare, 1841, I.djvu/347

Da Wikisource.


CONCLUSIONE DELL’OPERA.



La mente dei mortali, come perpetua e incorruttibile, in certo modo essere d’infinita virtù ci dimostra, perchè conosce il tempo infinito, come per quello appetisce di rimanere: considera numero infinito, ad ogni finito aggiungendo: intende infinite figure, come infiniti possono essere gli angoli; onde è che il corpo e ogni quantità in infinito si può dividere. Imagina corpo infinito senza termini, come appare manifestissimo, perche i dotti e ignari non possono comprendere sopra all’ultima spera essere nullo, come quella che non è coartata e constretta in alcuna grandezza corporea; anzi, quanto alla sua operazione non è virtù del corpo, ma incorporea e separata, benchè sia forma di corpo, come c’insegna Aristotile nel terzo dell’Anima1. Questo medesimo le opere sue ci dimostrano, perocchè tutti gli altri animali operando naturalmente, sempre ad un modo operano: come similmente ogni rondine nidifica, e similmente ogni ape ovvero aranea domifica. Ma nell’intelletto umano essendo l’arte con la forza assegnata, tutte le opere sue, le quali sono quasi infinite, in infinito varia. Onde volendo esemplificare di tutti gli instrumenti che nella mente occorrono, saria un processo infinito. Siano adunque a sufficienza gli esempi descritti agl’ingegnosi lettori, perchè facil cosa è alle invenzioni aggiungere applicando i rimedi secondo i difetti, restando le superfluità e non mancando nelle necessarie cose2.

  1. De Anima, III, 8. Sperata cioè sferata; ossia fatta o derivata dall’ultima sfera.
  2. Il codice Sanese (f.° 41 recto) aggiunge le seguenti parole le quali vieppiù confermano