Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 1.djvu/102

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do a quando a quando da pampini e da rigogliosi oliveti; ha un cancello a fronte di strada, ed una gradinata di marmo, che da’ due piani del casino svolgesi e mette piede tra i fiori e le piante aromatiche. Sulla terrazza di questo edificio vedesi un’elegantissimo e bizzarro chiosco all’ottomana, d’onde l’occhio si stende su tutta la vaga città degli aranci. Sull’alto del cancello leggesi in lettere di ottone villa rionero.

La giovinetta, che passeggiava lentissimamente, soffermandosi a brevi intervalli, secondo che la lettura che quella donna facea eccitava la sua attenzione, era Beatrice, la figliuola del marchese Rionero, la quale, pel tenero attaccamento che a tutti gli abitanti di quel paese aveva ispirato, addimandata veniva la bella cieca di Sorrento. Aveva i capelli arricciati con cappi di nastro dello stesso color della veste, la quale era di mussolino di gentile e vago disegno. Una bavera benanche di mussolino, ricamata ed orlata tutta di merletto, covrivale le spalle eleganti e ben formate.

Il volto di Beatrice, pel consueto pallido, era in quel momento ravvivato di gentil colore dalla balsamica aria mattutina, pregna dei dolci effluvi degli agrumi sorrentini e delle tante esalazioni che tramandavano le vaghe aiuole di fiori disseminate nella villetta. A veder quella fanciulla soffermarsi e ritornare indietro allorchè trovavasi alla fine del viale, ed andar di tempo in tempo accarezzando colla mano i diversi fiori che più pe’ loro colori brillavano, avresti giu-