Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/130

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del Marchese e del Conte; rispondeva con monosillabi alle dimande che gli faceano.

Quando i suoi occhi s’imbattevano in quelli della fanciulla, questa subitamente li ritraeva da lui ed abbassava, leggermente arrossendo. Un affannoso sospiro si sprigionava allora dal petto di lei, che piombava come stilla di fuoco sul cuore dell’amante giovine.

La carrozza sì fermò in un vasto cortile di un portone verso l’estremità della Riviera di Chiaia.

Era l’abitazione del conte Franconi.

Tutt’i preparativi per ben ricevere i ragguardevoli ospiti furon fatti fin dal giorno precedente. Un lauto pranzo fu servito. La più cordiale allegria regnò tra i commensali. Tutte le più dilicate cortesie furono prodigalizzate agli sposi, e si volgean loro i più affettuosi augurii. Gaetano si mostrava riconoscente agli attestati di affetto e a’ voti di felicità che i commensali gli manifestavano, ma un attento osservatore avrebbe notata tutta l’angoscia che stringeva il cuore del medico, e si sarebbe addato che il tapino avea la morte nell’anima.

Il titolo di sposo sembrava a Gaetano una crudele ironia, ma pur rassegnato attendeva ad espiare colla più esemplare condotta la macchia che l’avea disonorato agli occhi del marchese.

Mentre la giocondità spensierata infiorava di scelte frasi e di gai brindisi il banchetto, e mentre tutti si abbandonavano all’esultanza ispirata dalle ricolme tazze, Gaetano sprofondava un pensiero di fuoco ne’ penetrali dell’anima di Bea-