Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/144

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esseri! Eccomi caduto al di sotto di tutte le gradazioni della specie umana!

Cominciai a considerare freddamente la mia trista posizione. Un giorno, un raggio divino rischiarò la mia mente, che mi sembrò che tutto non era finito ancora per me; mi parve che io avrei potuto eziandio crearmi usa larva di felicità nello stato in cui mi trovava; il pentimento, la rassegnazione, il perdono. La divina massima: Perdona ed ama i nemici, invece di esasperarmi, mi consolava!

Pensai che, s’io mi fossi riconciliato con l’Ente Supremo non sarei stato più solo, che nella notte della mia vita, stretto a Lui, io sarei stato meno infelice. Questo pensiero che mi veniva dal cielo, mi fece tanto bene che io ne piansi lunghe ore, e quel pianto era rugiada freschissima alla mia anima lacerata.

Pregai Dio dal fondo del cuore che non mi avesse abbandonato; il pregai di perdonare a’ falli della trascorsa mia vita.

Oh come tutto cangiò nella mia posizione! accettai la mia disgrazia con rassegnazione; mi posi tranquillamente a meditare sulle follie e sulle vanità della vita, e non mi estimai tanto infelice quanto in sul principio mi era tenuto.

La mia cecità mi poneva nello stato di eterna costernazione; io risolvetti farmene uno stato di eterna preghiera.

Tante volte io pensava con immensa soddisfazione che se io non avessi subita la disgrazia in cui mi trovava, forse sarei morto nella impenitenza e nel peccato; e allora io benedi-