Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/150

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Il casino era da mane a sera ingombro di gente che veniva a chieder notizie della salute della sposa, siccome la si addimandava ormai a Sorrento; ed avresti veduto quei buoni villici partirsi afflitti e costernati allorchè Geltrude o qualche servo del Marchese dicea loro, che la signorina non avea riposato in tutto il corso della notte, o che si era doluta del forte dolor di capo, o di altro mal essere cui induce la malattia. Come al contrario, contentissimi se ne andavano quando buone nuove raccoglievano intorno alla cara donzella, e la sera raddoppiavano di fervore nel raccomandarla al Signore nelle preci e nelle litanie della Parrocchia.

Il Marchese si studiava di nascondere alla figliuola l’inquietudine che gl’ispirava lo stato della salute di lei: dappresso al costei letto egli simulava serenità e talvolta anche buon umore; proccurava di distrarre i pensieri di lei ed illuderla sulla poca importanza del male. Si sarebbe detto che l’amoroso padre avesse voluta stordire o ingannar sè medesimo per dar diversione ai proprii pensieri. Ma questo perpetuo studio di apparire indifferente, questa perpetua simulazione, lungi dal consolarlo, più lo intristivano; cosicchè Rionero più non era quell’uomo affabile, dolce, sorridente verso tutti. Il misero padre cambiava cento volte al giorno di temperamento, or burbero, or sereno, or tristo e taciturno, or facile e trattabile, ora smanioso e iracondo, ora immerso in tale abbattimento che mettea paura per