Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/165

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— Io ti amo... sempre... sorella mia, profferì a stento Beatrice perdonami... mi sento così debole che... non ho... forza... di parlare... Oh!... ma qui... qui... nel mio cuore... in questo... povero... mio cuore... se potessi leggere!!..

— Or sono contenta, amica mia, ripigliò Carolina, or che hai detto di amarmi ancora, di amarmi sempre; altro non desidero che vederti pienamente ristabilita.

— Ristabilita!! esclamò tristamente l’ammalata, e un parosismo di tosse l’assalì.

— Lo vedi, Carolina, riprese l’inferma, lo vedi... qui... qui dentro (indicò il petto) ci ho un fuoco... un bollimento... come di una caldaia... Pocanzi... quand’io era assopita, mi sembrava ch’io fossi strangolata... indovina da chi?.. Da Nunzio Pisani.

— Nunzio Pisani! ripeteva l’amica di Beatrice, senza conoscere chi fosse costui.

— Sì, da Nunzio Pisani che aveva le sembianze e la voce di Oliviero Blackman.

— Di tuo marito? dimandò Carolina sorpresa.

Beatrice mosse le labbra ad un sorriso.

— Se sapessi che effetto mi fa il sentirmi dire: tuo marito!.. Belle nozze sono state le mie!. Il talamo che mi si prepara è quello dove riposa mia madre.

— E sempre queste idee malinconiche, sorella mia, disse fieramente l’amica, bada che andrò seriamente in collera, se ripeterai di simiglianti frasi.