Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/138

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— A braccia aperte la pigliano!... ve lo dico io! Fate conto che il fiume torni a rifarvi il ponte meglio di prima, e andate a dormirci su.

Nel vicoletto lì accanto, vicino a casa sua, trovò Diodata che stava aspettandolo colla mantellina in testa, rincantucciata sotto l’arco del ballatoio, poichè in casa non la volevano, Speranza principalmente, e la tolleravano soltanto in campagna, pei servigi grossi. Appena la ragazza vide il suo padrone ricominciò a piangere e a lamentarsi, quasi fosse caduto addosso a lei il ponte: — Don Gesualdo, che disgrazia! Mi sarei contentata d’annegarmi io piuttosto!... Son venuta a vedervi, vossignoria... con questa spina che dovete averci in cuore!...

— Quest’altra adesso! Perchè sei venuta? Tutta bagnata sei!... guarda! come le bestie!... dalla Canziria fin qui a piedi!... apposta per farmi il piagnisteo... Come non ne avessi abbastanza dei miei guai!... Ora dove vai a quest’ora?

La fece entrare nella stalla. Essa nello staccarsi dal muro lasciò una pozza d’acqua, lì davanti all’uscio dove era stata ad aspettare. Anche lui si sentiva le ossa rotte. Per giunta, sua sorella l’accolse come un cane.

— Siete tornato dalla festa? Avete visto che bel guadagno?

Poi si rivolse inviperita a suo marito, nera, magra