Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/152

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sulle spalle, da persona ch’è di casa in casa del Buon Dio. Essa dalla soglia si mise a gemere, quasi avesse le doglie:

— Don Luca?... che non lo suonate mezzogiorno?... la pentola sta per bollire...

— Perchè l’hai messa a bollire così presto? Il sole è ancora qui, sul limitare... L’arciprete fa un casa del diavolo per questa faccenda di suonare mezzogiorno prima dell’ora... Per stavolta... giacchè è fatta... eccoti la chiave del campanile...

Don Luca, tenendo ancora la cotta sotto il braccio, litigava colla moglie, stecchito nella sottana bisunta quant’era enorme il ventre della donna:

— Tu ci hai l’orologio lì, nella pancia!... Pensi solo a mangiare!... Ci vuol la grazia di Dio!... I vicini sono ancora tutti fuori... Ecco lì i ragazzi di Burgio!...

— Aspettano anche loro!... — piagnucolò la moglie, sempre su quel tono. — Aspettano che suonate mezzogiorno... — E se ne andò col ventre avanti.

— I nipoti di don Gesualdo! — riprese il sagrestano ammiccando in modo significativo a donna Bianca nel tornare indietro. — Stanno lì a farci la spia!... Li manda sua madre apposta comare Speranza, per sapere tutto quello che facciamo! Tiene d’occhio la roba, colei!... quasi fosse sua!... Ci ha fatto i suoi disegni sopra!... Quando m’incontra ha l’aria di mangiarmi!...