Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/154

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pazienza, per amore di don Gesualdo che se lo meritava, in verità! — Sta per cascare, don Gesualdo! Ancora essa non mi ha detto chiaro di sì, colla sua bocca; ma si vede che tentenna, come la pera quand’è matura. Sono pratico di queste cose, perchè vedo tutti i giorni in chiesa delle donne che ricorrono al tribunale della penitenza... prima e poi... M’ha fatto sudare una camicia!... Ma ora vi dico che la pera è matura! Un’altra crollatina, e vi casca fra le braccia; ve lo dico io! Dovreste correre al paese e scaldare il ferro mentre è caldo.

Però don Gesualdo non fece una gran festa all’imbasciata amorosa che gli capitava in quel momento: — Vedete, don Luca, ci ho tutta la raccolta nell’aia... Sono in piedi da stanotte... Non ho sempre il vento in tasca per trebbiare a comodo mio!...

L’aia era vasta quanto una piazza. Dieci muli trottavano in giro, continuamente; e dietro i muli correvano Nanni l’Orbo e Brasi Camauro, affondando nella pula sino ai ginocchi, ansanti, vociando, cantando, urlando. Da un lato, in una nuvola bianca, una schiera di contadini armati di forche, colle camice svolazzanti, sembrava che vangassero nel grano; mentre lo zio Carmine, in cima alla bica, nero di sole, continuava a far piovere altri covoni dall’alto. Delle tregge arrivavano ogni momento dai seminati intorno, cariche d’altra messe; dei garzoni insaccavano il grano