Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/27

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Bianca è ancora mezza morta dallo spavento.... Io non potevo lasciare, qui... scusatemi.

— Sì... son venuto appunto.... Ho da parlarvi....

— Dite, dite pure.... Ma intanto, mentre siete laggiù, guardate se torna Pirtuso.... Così, senza farvi scorgere....

— È una bestia! — rispose Vito Orlando dimenandosi sempre attorno al vaglio. — Conosco mastro Lio. È una bestia! Non torna. Ma in quel momento entrava il canonico Lupi, sorridente, con quella bella faccia amabile che metteva tutti d’accordo, e dietro a lui il sensale col moggio in mano. — Deo gratias! Deo gratias! Lo combiniamo questo matrimonio, signora baronessa?

Come s’accorse di don Diego Trao, che aspettava umilmente in disparte, il canonico mutò subito tono e maniere, colle labbra strette, affettando di tenersi in disparte anche lui, per discrezione, tutto intento a combinare il negozio del frumento.

Si stette a tirare un altro po’; mastro Lio ora strillava e dibattevasi quasi volessero rubargli i denari di tasca. La baronessa invece coll’aria indifferente, voltandogli le spalle, chiamando verso la botola:

— Rosaria! Rosaria!

— E tacete! — esclamò infine il canonico battendo sulle spalle di mastro Lio colla manaccia. — Io so per chi comprate. È per mastro-don Gesualdo.