Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/280

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— Ma che aspettano a battezzare cotesta bambina! — chiese Margarone. — L’arciprete Bugno fa un casa del diavolo per quell’anima innocente che corre rischio d’andare al limbo.

Allora prese la parola il Capitano Giustiziere.

— Aspettano il rescritto di Sua Maestà, Dio guardi... Un’idea del marchese Limòli, per far passare il nome dei Trao ai collaterali, ora che sta per estinguersi la linea mascolina... Le carte furono nelle mie mani...

— Sì, una gran famiglia... una gran casa, — aggiunse la signora Capitana. — Ci andai per far visita a donna Bianca. Ho visto anche la bambina... un bel visetto.

— Benissimo! — conchiuse Zacco. — Così mastro-don Gesualdo ci ha guadagnato che neppur la sua figliuola è roba sua.

La barzelletta fece ridere. Canali che tornava colle tasche piene di bruciate, volle che gliela ripetessero.

— Buona sera! buona sera! Non voglio stare a sentire altro! — esclamò la Capitana tutta sorridente, tappandosi le orecchie con le manine inguantate. — No... me ne vo... davvero!...

Erano tutti nel corridoio: donna Fifì masticando un sorriso fra i denti gialli; Nicolino dietro a Canali il quaæle distribuiva delle bruciate; anche donna Giuseppina Alòsi aveva aperto l’uscio del suo palco, per