Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/282

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Zacco se ne andò canterellando. Canali annunziò che stava per cominciare l’ultimo atto. Ci fu uno scambio di baci e di sorrisi pungenti fra le signore; e donna Fifì si lasciò andare anche a stringere la mano che il Capitano le stendeva alla moda forestiera, con un molle abbandono.

— Via, entrate un momento, — disse donna Bellonia al baronello. — Vi metterete in fondo al palco, insieme a Fifì, giacchè siete in lutto. Nessuno vi vedrà. Levati di lì, Giovannina.

— Sempre così! — borbottò costei ch’era furiosa contro la sorella. — Mi tocca sempre cedere il posto, a me!...

— Mamma... lascialo andare... s’è in lutto!... La commedia potrà vederla dal palcoscenico!... — sogghignò Fifì.

— Io?...

Ma essa gli volse le spalle. Mèndola s’era ficcato nel palco prima di tutti gli altri, per veder la scena che aveva detto lui, e faceva la spiegazione a ogni parola. — State attenti!... Ora si scopre che la sorella di latte è figlia di un altro...

— Son cose che succedono! — osservò Canali dall’uscio.

— Zitto! zitto! cattiva lingua!

Tutti gli occhi, anche quelli delle ragazze, si rivolsero al baronello, il quale finse di non capire. —