Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/346

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— Io mangio colle mani, figliuol mio. Arrossiresti di tuo padre a tavola... Sono uno zotico... Non sono da mettermi insieme ai signori!... No, no! è meglio pensarci prima! Meglio crepar di colèra che di bile!... Poi, sai? io sono avvezzo ad esser padrone in casa mia... Sono un villano... Non so starci sotto le scarpe della moglie, no!

Speranza mostrò Burgio allettato anche lui dalla malaria.

— Noi non usiamo abbandonare i nostri nel pericolo!... Mio marito non può muoversi, e noi non ci muoviamo!... Ecco come siam noi!... Lo sapete quello che ci vuole a mantenere una famiglia intera, col marito confinato in letto!... —

Ma non t’ho sempre detto che sarai la padrona!... Tutto quello che vuoi!... — esclamò infine Gesualdo.

— No!... Non vi ho chiesto l’elemosina!... Non accetteremmo nulla, se non fosse pel bisogno... grazie a Dio!... Poichè ci fate la carità, andremo alla Canziria... Non temete! Così la gente non potrà dire che avete abbandonato vostro padre in mezzo al colèra!... Voi pensate a mandarci le provviste... Non possiamo pascerci d’erba come le bestie!... sentite... Se avete pure qualche vestito smesso di vostra figlia, di quelli proprio che non possono più servirle... Già lei è una signora, ma saranno sempre buoni per noi poveretti!...