Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/425

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nulla in paese che non voglia ficcarci il naso lui!... — Donna Marietta, più prudente, tirò il babbo per la falda un’altra volta.

— Scusate! scusate! — aggiunse lui. — Si chiacchiera per dire qualche cosa... per distrarre l’ammalata... Non si sa di che parlare... Sapete voi cosa vanno narrando pure i malintenzionati come Ciolla?... che fra otto giorni si farà la rivoluzione... per spaventare i galantuomini... Vi rammentate, nel ventuno, eh? don Gesualdo?

— Ah?... Che volete?... La rivoluzione adesso l’ho in casa!...

— Capisco, capisco... Ma infine, non mi pare...

La baronessa, che parlava al bisogno, si rivolse a don Gesualdo, con quella faccia di malaugurio, chiedendogli se alla duchessa avessero scritto di sua madre che era in quello stato... Bianca aveva l’orecchio fino degli ammalati gravi. — No! no! Non c’è premura! — interruppe Zacco. Intanto donna Lavinia si era alzata per andare a prendere un bicchier d’acqua. Come si udì suonare il campanello dell’uscio voleva anche correre a vedere chi fosse.

— Una spada a due mani! — esclamò sottovoce il barone, quasi facesse una confidenza, e sorridendo di compiacimento. — Una ragazza che in casa vale un tesoro... Giudiziosa!... Per sua cugina Bianca poi si butterebbe nel fuoco!... — La mamma sorrideva lei