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sta rugiada, distruggono questo balsamo. Ma esso fu: ma nel cuore del più perverso artista, ma nell’anima del più gelido pensatore, ancora, talvolta, tutto si penetra di dolcezza, tutto si colorisce di bontà e il nome materno, mai sarà da essi nominato senza il miracolo gentile.

Ispiratrice prima, o madre, ma per voi non si scrive la Commedia, non si scrive il Canzoniere nè si dipinge la Trasfigurazione, nè si compone la Nona sinfonia: i figli non vi immortalano. Voi li fate belli e sani, voi date loro il talento e la cultura, voi insegnate loro la preghiera e il lavoro, voi asciugate le loro lagrime e carezzate i loro volti, ma un’altra donna viene e ve li porta via, un’altra donna che essi canteranno che sarà la loro Musa e il loro altare, il loro amore e il loro rogo. Ogni tanto, il figlio, l’artista ritornerà, stanco, disfatto, alle braccia materne: ma per fuggirne: e voi, forse morirete sconsolata. Non l’amore solo ve li ruba: ma