senza finestra, senza cesso, senz’altro sfogo che una
porta, talvolta angusta, che, d’inverno, deve star
chiusa, che, di notte, non può stare aperta; e appena
la primavera viene, chi lo abita, si trasporta
nella via, sul marciapiede, vivendo sulla soglia, fuori
della soglia, occupando il terreno pubblico, coi suoi
figli, col suo fornello da stirare e da cucinare, con
la sua macchina da cucire, quando non la occupa
col suo banchetto da ciabattino, col suo banchetto
di venditrice di castagne e di spighe allesse. Nel
basso dormivano — dormono! — tre, quattro, sino
a sette persone e nelle notti estive, due, tre di essi,
soffocando di caldo, trascinano uno strapuntino fuori
della porta, mettono una sedia, o addirittura si
gittano sul lastrico, dormendo all’aria aperta. Non
essendovi cessi, ognuna di queste, persone, grandi
e piccole, va a scegliere un angolo remoto, vicino
o lontano, di cui forma il proprio water closet e,
talvolta, le madri accompagnano i piccini e le piccine, apposta, perchè non siano disturbate: cosi,
molte strade di Napoli sono trasformate, appunto
in water closet di padre in figlio, immancabilmente,
senza che questa barbarie indecente, oscena, possa
essere sradicata. Io citerò — e mi si perdoni l’in-