Pagina:Matilde Serao La moglie di un grand'uomo, 1919.djvu/105

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in provincia

minciano con l’infanzia, seguitano nelle partite di mosca cieca si manifestano solitamente nei ballonzoli famigliari, continuano nel giuoco della tombola e si completano sempre davanti al parroco e al sindaco. Sono amori risaputi, sorvegliati, stabili, registrati nelle entrate e nelle uscite della casa, protetti dai nonni brontoloni, dagli zii preti; conosciuti da tutta la città; amori senza nervi, senza lagrime, senza tenerumi, senza fantasticherie: qualche cosa di molto calmo, di molto lento, la cristallizzazione dell’amore. Ma Carlo Pasquali aveva avuto l’incomparabile fortuna di passare, in una volta, quindici giorni a Napoli, il che gli faceva guardar con disprezzo gli usi provinciali; ma Maria Dericca, la notte, ad un lumicino fioco, aveva pianto sulle sventurate eroine del Mastriani e le aveva invidiate nelle loro fantastiche passioni; quindi per quei due ci voleva un amore eccezionale. Fu prima uno sguardo furtivo, una paroletta mormorata pianissimo, eppure intesa con singolare percezione, da colei che doveva udirla, un garofano caduto da un balcone, per colpa sicuramente del vento, un subitaneo pallore di lui, un subitaneo rossore di lei; poi coll’intervento armato di un ferro da stirare di una biricchina quindicenne che andava a stirare da Maria, un bi-

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