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Pagina:Matilde Serao La moglie di un grand'uomo, 1919.djvu/187

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idilio di pulcinella 179


Con uno sforzo disperato aveva cercato liberarsene, aveva voluto gettare lungi da sè quel fardello tormentoso: ma gli mancava la capacità di un altro impiego, non sapeva nulla o poco di tutto, che vale lo stesso: era un ignorante. Non lo avevano voluto neppure per copista; si chiedevano informazioni sul suo conto e quando si appurava che era il Pulcinella del San Carlino, ognuno si stringeva nelle spalle e sorrideva: stava al teatro, vi rimanesse. Così soffrì due o tre rifiuti che gli facevano misurare quale e quanto fosse il ridicolo della sua posizione; e ritornava ogni sera alla sua catena, addolorandosene, soffrendo, digrignando i denti quando il pubblico lo applaudiva, odiando se stesso, il mondo ed amando Sofia.

A lungo andare non ebbe più pace; neppure nelle ore che trascorreva con lei, non giungeva più a dimenticare la sua personalità; il pensiero della sua condizione miserrima vinceva anche il balsamo della presenza di Sofia. Costei spesso gli chiedeva minute notizie della sua vita d’impiegato, se il lavoro non fosse troppo penoso, se i suoi banchieri lo trattassero con bontà, se andassero bene gli affari: ed egli ad ingarbugliarsi, a chiamare in soccorso le sue ristrette cognizioni per pescarvi qualche