Pagina:Matilde Serao La moglie di un grand'uomo, 1919.djvu/42

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Cessato il fascino della presenza e della conversazione di Sofia, Roberto si sentì l’animo in disordine, il cervello scombussolato. Era allegro, malinconico, avrebbe voluto morire ed era pieno di vita; non sapeva più che pensare di Lulù, di sé stesso e dell’avvenire.

Sofia era molto felice, molto felice! Per questo piangeva a singhiozzi, col capo immerso nel guanciale.


IV.

Erano passati tre mesi, il matrimonio di Lulù tirava in lungo. Alle volte la madre, che non ci vedeva chiaro in questi ritardi, chiamava in disparte la figliuola e gliene domandava.

— Voglio aspettare, rispondeva sempre Lulù — ho bisogno di conoscer meglio Roberto.

Infatti la fanciulla era diventata un po’ osservatrice. Andava attorno come al solito; come al solito cantava, rideva, scherzava, ma interrompeva spesso queste piacevoli occupazioni per indagare il contegno della sorella, o per ascoltare ogni parola di Roberto. La si vedeva spesso con le labbra strette, le sopracciglia aggrottate, in aria di grande attenzione; ora Lulù si guardava molto intorno.