assai felice, quando potrà dire, con quella disinvoltura signorile che la distingue: mia figlia, la principessa regnante di Schillingfurst. Anche Ferdinando, mio fratello, è contento: poichè pare che intorno al mio castello, vi siano delle bellissime caccie, e lo sapete, egli adora le grandi caccie, all’antica: e, d’altronde, quante volte egli fingerà di partire per Schillingfurst, e andrà a Nizza, o a Trouville, a Lucerna, o in Iscozia! Una sorella lontana è il pretesto per tutte le scappate: e Ferdinando è contento. Anche il mio fidanzato, il principe di Schillingfurst, è contento: è vecchio, ma non ne ha tanto l’aria: ha vissuto assai tempo a Parigi, ha mangiato colà molto danaro e adesso vuol dare una principessa regnante ai felici popoli di Schillingfurst, vuol avere degli eredi, vuol finir bene, ecco tutto. Io sono la sua fine: e per una fine, mi trova abbastanza graziosa. Egli è stato compitissimo, mi ha donato dei bellissimi gioielli, mi ha riconosciuto uno spillatico conveniente: io potrò avere ogni anno dodici vestiti di Worth, senza indebitarmi. Sono io contenta? Io vi amo Francesco, così profondamente, così inguaribilmente, che soltanto nello scriverlo, la mia mano trema e un impeto di tenerezza mi sof-