Pagina:Matilde Serao Piccolo romanzo.djvu/46

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«— Sì, Faust amava Margherita — mi avete risposto, profondamente.

«Imbruniva. Mi guardavate, dopo avermi detto che mi amavate. Oh, dolcissimo inganno! Che minuto lungo, in cui io sentivo la dolcezza e sentivo l’inganno! Io non dissi d’amarvi. Voi lo sapevate. Quando stringeste la mia mano era gelida. Ve ne andaste. Da quell’ora ho sentito che dovevo morire.

«Poichè invano, invano mi avete detto, innanzi alle stelle del cielo e fra le rose del mio giardino, innanzi alla chiesa del villaggio dove ci siamo trovati insieme, nell’estate, e sul mio libro di preghiere, dove avete appoggiato la vostra mano, invano avete ripetuto le sacre parole, le sante parole dell’amore, quelle che si dicono veramente, una sola volta, l’unica volta. Voi mentivate soavemente: ma io, anche amandovi, intendevo, intuivo, sentivo la menzogna, non avevo neppure più il primo minuto della illusione, avevo il senso glaciale della verità, nuda, implacabile. Oh, come ho pianto, come ho singhiozzato, come ho chiesto al Signore la fede, la felicità dell’illusione, come avrei voluto poter credere, senz’altro, ciecamente, a quello che mi dicevate! Come avrei voluto, non che fosse la verità, ma che