Pagina:Matilde Serao Piccolo romanzo.djvu/48

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felice, felice, il peccato, nell’amore, quando l’amore vi è, intenso, profondo, unico! poichè l’anima finisce per purificarvisi tutta, per perdere ogni bassezza, ogni volgarità umana. Sono sacrilega ancora, lo sento. Ma l’amor vostro, Francesco, pensate, l’amor vostro, voi che non amate nessuno, voi che non amate niente!

«Niente. Tutto è finito per me. Sono scolorate tutte le più vivide cose dell’esistenza: e le linee, i colori, le forme si confondono in un gran bigio monotono, dove non riluce tinta, dove non freme vita. Non voglio più niente, non mi piace più niente, non debbo più vivere. Voi non mi amate. Ora, la Indifferenza, vedete, la invincibile Indifferenza mi uccide. Sono fiera, non posso sopportare nè la freddezza, nè la pietà, nè la compassione: non mi contento nè della stima, nè dell’amicizia, nè dell’affetto. Sono fiera. Non me ne fo rimprovero. Voglio la vita come la merito, completa, piena di amore, piena di ardente, incandescente amore: non la voglio, fondata sulla bugia, sulla scambievole indulgenza, sul perdono. Avevo un ideale, lungamente invocato, invocato con tutta la potenza della mia giovane anima e questo ideale mi sfugge. Io vado a ritrovarlo di là.