Pagina:Matilde Serao Saper Vivere.pdf/30

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Taluni vanno verso le tre e mezzo o le quattro: vale lo stesso! Sicché gli invitati a queste nozze, in un orario così bizzarro e così incongruo, debbono fare colazione, in casa propria, con molta fretta e, dopo, vestirsi per la cerimonia: la quale cerimonia non può mai comportare la messa, che è sempre un rito così pio e così tenero, tanto da commuovere anche l’invitato più arido. Niente messa, dunque: e, alle tre, offerta di una table à thè, a cui, naturalmente, nessuno fa onore, poiché tutti han fatto colazione poco tempo prima, e sono in periodo di digestione. Tanto peggio, poi, se coloro che si sposano in un’ora così poco plausibile, offrono una table à thè renforcée, cioè con sandwiches, con chou alla maionese, con pasticcini di carne: il colmo dell inopportunità! Giacché non è possibile, un ora, due ore dopo colazione, divorare questi rinforzi gustosi, è vero, ma insopportabili a chi non ha più appetito. Dopo di che, la cerimonia finisce alle cinque pomeridiane ed ecco tutto in un pomeriggio distrutto, per gli uomini di affari, per le madri di famiglia, per i giovani gentlemen, mentre la cerimonia delle undici di mattina finisce, al più tardi, alle tre e lascia 1'altra metà della giornata libera. Ma perché si sceglie quest’ora delle due o delle tre, così poco favorevole alla poesia delle nozze e così poco comoda per gli invitati? Forse per risparmiare la grossa spesa del lunch? Ma quella della table à thè o buffet che si voglia dire non è mica piccola: e se vi si unisce il sandwich, lo chou, lo champagne-cup e la torta di nozze, costa quasi quanto una colazione. Perché maritarsi dalle due alle tre pomeridiane? Per abbreviare la cerimonia? Vana speranza: quella cerimonia è quella che è, nulla la muterà, nulla l’abbrevierà. Con tutte le nostre

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