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8.° Il calore, dentro certi limiti, accresce la luce della materia fosforescente, ed il contrario avviene per il raffreddamento.

9.° Quando il calore è troppo forte, la sostanza fosforescente rimane alterata, e lo stesso avviene di questa sostanza lasciata all’aria o in un gas qualunque per un certo tempo. E questa indubitatamente la cagione per cui le lucciole non vivono che in certi climi, e per cui non cominciano a splendere che in certi mesi dell’anno.

10.° Così alterata questa materia fosforescente, non è più atta ad emetter luce o a divenire luminosa.

Queste conclusioni stabiliscono evidentemente la natura del fenomeno: la produzione della luce in quest’insetto è intieramente legata alla combinazione dell’ossigene col carbonio ch’è uno degli elementi della materia fosforescente.

Importa ora studiare come nell’animale vivo la fosforescenza avviene, per quali circostanze varia, qual’è la struttura della sostanza fosforescente e delle parti che la circondano.

Ho messe alcune lucciole ben vive e splendenti in una scatola di latta, che chiudeva esattamente e l’ho riaperta 24 ore dopo, circa due ore dopo il tramonto del sole, Le lucciole parevano morte; pure splendevano quantunque assai debolmente. Riscaldandole sulla mano hanno ripreso alquanto i loro movimenti, e la luce è divenuta più viva.

Dopo altre 30 ore passate nella stessa scatola, alcune erano morte, e la luce era in molte estinta, in altre debolissima. Questa esperienza poteva, supponendo che non fosse vero tutto quello che già vi ho esposto, condurre nelle idee di Beccaria, di Mayer e d’altri Fisici, i quali riguardano la fosforescenza delle lucciole come dovuta all’insolazione.

Ma ecco un’altra esperienza il di cui risultato è netto e soddisfaciente. Nella stessa scatola, che aveva doppio