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Amico.



Una carriera di lunghi studj finalmente compiuta, memorie di patimenti, di gioje e di affetti all’anime nostre risveglia, o mio dolcissimo Amico! In questa Università frequentammo insieme le ordinarie lezioni di Medicina, dove allora io ti guardava qual condiscepolo, e nulla più; e tu facevi lo stesso verso di me, non passando fra’ nostri cuori l’intima e possente parola dell’amicizia. Più tardi tu fosti a Pavia per apprendere dalla bella mente del Prof. Scarenzio le pure dottrine di quella scienza che a noi tanto piaque di cultivare. A Pavia io pure desideroso convenni, ed alle dolci soddisfazioni che mi attendevano si aggiunse quella della nostra amicizia. Indivisibili e nelle ore di studio e ne’ suoi romiti passeggi ci vide la città dalle cento torri: ed oh come rapide quelle ore che in meditati ed affettuosi colloquj le cose del tuo cuore mi dicevi, discorrendomi spesso delle lucenti onde del Sile, o dipingendomi il sorriso di quella cara fanciulla che promette infiorarti di liete speranze il cammin della vita! Accrescendo tante volte il concento a’ tuoi caldi racconti, mi recitavi co ’l più vivo entusiasmo le dilicate armonie del Carrer e del Dall’Ongaro;