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discacciarli; soletto, dentro la diligenza contemplava il paese, consultava il suo oriuolo; i suoi pensieri gli lasciavamo talvolta un momento di tregua, ma non trovando come rimpiazzarli, era costretto a richiamarli per passare, se non altro, la noia della solitudine. A misura che la vettura approssimavasi alla Loggia, residenza di suo zio, il cuore di Giovanni diveniva sempre più oppresso e palpitante.
Gli ritornava alla mente tutto ciò, che dopo la sua infanzia gli era accaduto nella casa di cotesto terribile zio: le lezioni e gli avvertimenti cioè che gli davano prima d’introdurlo alla presenza di lui; le gravi raccomandazioni, che gli facevano di non essergli d’impaccio, di non avvicinarsegli di troppo; di non fargli alcuna interrogazione, di non turbare sotto qualsivoglia pretesto la disposizione che gli aveva data al suo orologio a pendolo, alla sua tabacchiera, agli occhiali; di non lasciarsi tentare dalla vivacità naturale al punto di toccare la mazza dal pomo d’oro che lo zio