Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/238

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l’amicizia; ma considerate, che voi allora terrete nelle braccia il più implacabile nemico.

«Quantunque io in quel tempo fossi straniero ai sentimenti della natura, non potei a meno di non fremere all’udire tali parole. Io esclamai: il mio fratello! — Non importa, mi rispose, egli è nemico di Dio, un illegittimo impostore. Mio figlio, siete voi preparato? Gli risposi affermativamente. Ciò non pertanto passai una cattivissima notte. L’indomani mattina essendo egli ritornato da me, gli dissi con orgoglio. Ma, e che faremo di quell’infelice? Era di voi che io voleva parlare. Gli faremo abbracciare la vita monastica, mi rispose. A queste parole provai per voi un interesse, che non aveva mai per lo innanzi sentito il simile, e perciò col tuono deciso al quale mi avea egli accostumato gli soggiunsi: non voglio che si faccia religioso in alcuna maniera. Egli parve sconcertato, e tremava dinanzi a quello spirito che aveva egli medesimo evocato. Entri nell’armata, proseguiva io a dargli,