Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/243

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confessare di essere a me, piucchè ai vostri genitori, debitore, intanto che io non voleva saper grado al vostro affetto, nè alla vostra riconoscenza. Già voi mi avevate dato il nome di fratello, ma di ciò non mi contentava, chè voleva sentirmi da voi chiamare benefattore. Il mio carattere orgoglioso, generoso ed ardente non erasi ancora, egli è vero, liberato affatto dai lacci di quello che ispirati mi aveva de’ principii e delle massime erronee e contrarie ai vostri interessi; ma ad ogni sforzo che faceva, dirigevasi esso verso di voi con un impulso impossibile a descrivere. Bisogna che vi confessi che non ho mai voluto star soggetto a chicchessia: io voleva da me medesimo studiare ciò che desiderava sapere, e non voleva attaccarmi se non agli oggetti di mia scelta; onde è che più mi si diceva di odiarvi, più aspirava io alla vostra amicizia. I vostri occhi pieni di dolcezza, il vostro sguardo affettuoso, mi seguivano dappertutto. Quando i pensionarii mi offrivano la loro amicizia, io rispondeva loro: ho